Partiamo con le recensioni del pre ascolto che si è svolto ieri a Milano.
Abbiamo avuto modo di ascoltare le PRIME 5 canzoni dell’album (metà quindi).
Visto che il mondo è bello perchè è vario abbiam deciso di postare le opinioni di ognuno dei presenti, separatamente, così da farvi un’idea del diverso impatto che queste canzoni possono avere su un campione diverso di fans.
Iniziamo col nostro Gino:
1. “Shepherd of Fire” – l’album inizia con un fade-in in un’atmosfera inquietante da cui parte un riff deciso e carico di syn a cui pian piano si aggiungono fiati (corni, tromboni credo) e batteria. La canzone poi apre e si sviluppa in strofe e ritornello più melodici. L’assolo viene suonato sulle note della strofa per poi tornare alla fine di questo nell’atmosfera iniziale, così come il finale della canzone. Notevole il lavoro di doppio pedale di Arin.
2. “Hail to the King” – il singolo a mio avviso è la canzone più “nuda e cruda” dell’album, forse la meno elaborata a livello musicale, ma è una canzone che è forte, potente, ritornello melodico classico da singolo che entra in testa. Una canzone che non è nel conosciuto stile sevenfold ma che suonata da loro diventa una canzone di spessore
3. “Doing Time” – Questa canzone inzia con un riff rock duro classicheggiante, che richiama slash, guns n’ roses o velvet revolver con un parlato di Matt che poi si trasforma in un urlo di quasi dieci secondi. Il cantato della strofa ricorda le voci degli stessi guns o dei tempi di city of evil per alcuni aspetti. E’ una canzone spinta, movimentata.
4. “This Means War” è una canzone potente. E’ la canzone della preview della radio del sito al canale 13. Sono letteralmente rimasto a bocca aperta dopo la prima parte dell’intro lenta ma battuta e quando inzia la strofa. Nel ritornello le chitarre sono melodiche e Matt ripete “this means waaaar” per tre o quattro volte. L’assolo è molto Pantera-Dimebag Darrell style nella prima parte poi diventa più melodico. Il bridge e il finale riprendono l’intro inziale. Headbangin’ assicurato.
5. “Requiem” è la canzone del quarto video trailer postato dalla band. Inizia senza strumenti ma solamente con un coro gotico di molte voci che recitano parole latine. L’atmosfera è sinistra ed inquietante quando partono gli strumenti. La seconda strofa la potete ascoltare nel video che ho citato sopra, i ritornelli sono particolari, rimangono in tema con la canzone ed il suo titolo, perfettamente azzeccato. L’assolo è ben strutturato anche grazie ad un uso di reverb maggiore rispetto ad altre canzoni; alla fine di questo riprendono i cori gotici latini accompagnati dagli strumenti e da una voce parlata.
Sicuramente un ascolto per il sottoscritto non basta per tirare le somme, ma obiettivamente da “Hail To The King” possiamo aspettarci sicuramente assoli notevoli, arrangiamenti di chitarra e basso che rispecchiano lo stile Sevenfold, un lavoro di batteria di Arin generosissimo che si discosta di molto dal singolo, voci come al solito potenti e atmosfere cupe e inquietanti che tanto ci piacciono, nonchè richiami al metal-rock più classico.
giada
Amministratrice & webmaster.
Proud Sevenfoldist dal lontano giugno 2007, staffer da febbraio 2008 e boss da dicembre 2013.