Roba da Rocker recensisce Hail to the king

Roba da Rocker, una webzine italiana, ha appena postato una recensione di Hail to the king:

Il commento più frequente che si è soliti sentire ad Hail to the thief è che il disco non è nient’altro che la somma di una scopiazzatura generale di Metallica, ACDC, Megadeth e Guns ‘n’ Roses. La critica è spietata si sa e ti aspetta al varco (anche se spesso non coincide con i gusti del pubblico, visto che il disco è in vetta alle classifiche di vendite americane e inglesi). Il rubacchiare ai grandi gruppi del passato in fin dei conti è il minore dei problemi che si riscontra ascoltando l’ultimo lavoro dei californiani Avenged Sevenfold. Sfido chiunque d’altra parte a non trovare un po’ di questo o un po’ di quel gruppo nella maggior parte delle ultime uscite discografiche.
In effetti, la terza traccia, Doing Time, si presta molto al paragone con It’s So Easy dei Guns oppure come non pensare a Sad but True dei Metallica ascoltando This means war.
La vera nota dolente è che il disco non ha alti e bassi, cali e picchi di tensione, cosa che invece avevo favorevolmente riscontrato nella loro precedente fatica discografica, l’ottimo Nightmare del 2010. Il disco risulta quindi piatto e con davvero pochi spunti interessanti. Si ha l’impressione che la band abbia voluto sfruttare il momento positivo e un pubblico favorevole non per dare qualcosa di più ma per mantenere la posizione. Solo le ballad Crimson Day e Acid Rain, davvero notevoli peraltro, spezzano un po’ la monotonia dell’album.
Buono il songwriting e ottima la produzione ma è il minimo per una band che non è più da considerarsi emergente ormai da un po’ di anni. Il metalcore lo hanno abbandonato da tempo, i ragazzi hanno voglia di crescere e va bene evolversi per chi non vuole restare una meteora della musica, ma manca del tutto la sfrontatezza e l’aggressività di Nightmare. È a mio avviso un passo indietro rispetto alla loro ultima fatica, in cui la band, nonostante la presenza ingombrante di un nome forte come quello di Portnoy, non risulta affatto dipendente dall’ex batterista dei Dream Theater, dando vita ad un album comunque molto vivace (caratterizzato peraltro da una carica emotiva non indifferente, vista la recente scomparsa dell’amico e membro della band, il batterista The Rev, a cui il disco è dedicato). Mi è parso che questa volta si siano limitati al minimo indispensabile, senza provare a “sperimentare” e gettare il cuore oltre l’ostacolo, optando invece per un usato sicuro.
Il drumming è ovviamente più asciutto e meno “condito” rispetto allo stile Portnoy, tuttavia si mantiene efficace per tutto il disco. Arin Ilejay, nuovo drummer del gruppo, va sempre dritto come un treno e spezza raramente il ritmo concedendosi pochi fill. Ottimo il lavoro di Synyster Gates alla chitarra solista, mai banale e mai invadente. La voce di M. Shadows è potente e cattiva e come al solito fa molto il verso a quella del miglior James Hetfield.
Giudizio: disco ben fatto ma già sentito direi, come ahimè troppo spesso ci capita ultimamente, non meritevole a mio avviso di un quarto o quinto ascolto. Tre anni, tanto è passato da Nightmare, è un lasso di tempo sufficiente, tale da potersi aspettare qualcosa di più da musicisti di talento. Insomma, non aggiunge niente al già poco fiorente panorama musicale attuale.
Voto: 5,5

Tiziana

2 Replies to “Roba da Rocker recensisce Hail to the king”

  1. Nessuno che ancora si sia accorto del fatto che sia un palese tributo ai gruppi che hanno ispirato gli Avenged da sempre… Il titolo “Hail to the King” è proprio l’etichetta di questa idea, un ringraziamento rispettoso verso tutti coloro che hanno reso il loro successo tale… Sul sito dove sono io a fare recensioni non mi hanno permesso di recensire il disco perché fuori dalla linea editoriale (truemetal.it), ma il fatto di non vedere nessuno che ancora sia arrivato a carpire questa sottigliezza mi fa capire perché in Italia siamo ancora così indietro come cultura musicale.. Con questa mia personale visione del disco ho chiuso la bocca a tutti i detrattori incontrati finora… Che dire… Hail to the King, and shame on the others! Per me è un gran disco, composto con sapienza, intelligenza artistica e musicale, e che rappresenta uno dei migliori tributi al genere che io conosca. Infatti finora qualsiasi gruppo che abbia fatto un tributo ha fatto cover, loro sono andati oltre, scrivendo canzoni “calandosi nei panni” di quei gruppi a cui volevano rendere omaggio. E chi abbia mai scritto una canzone può immaginare quanto un’idea così sottile possa essere difficile da trasferire in musica ottenendo un risultato così completo da farlo sembrare un plagio a chi ascolta per ascoltare e non per capire come dovrebbe fare un critico o chiunque faccia una recensione, perché dopotutto, ad ascoltare, siamo buoni tutti…

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