Loudwire: M Shadows spiega il nuovo fenomeno NFT

Matt è stato intervistato di recente da Loudwire e ovviamente anche in questo caso l’argomento principale è stato il Deathbat Club e gli NFT. Trovate l’articolo qui e il video integrale in allegato

Ecco un riassunto dell’intervista.

Prima di iniziare con l’intervista vera e propria, Matt racconta che in famiglia stanno tutti bene e che in questi giorni ha assistito alla recita di Natale che i suoi figli hanno fatto con la scuola. È stato bello per lui vederli su un palco a interagire con un pubblico.

Matt spiega che il metaverso e il mondo degli NFT sono un argomento estremamente vasto e ricco di possibilità, che vanno dall’offrire l’opportunità agli artisti di arrivare direttamente agli ascoltatori al connettere le persone come in un fan club dando loro la possibilità di ottenere dei benefit reali (biglietti per i concerti, meet&greet, ecc.). La band ha studiato questo mondo per un po’ e gli sembra essere un valore aggiunto irrinunciabile. Gli NFT rilasciati dalla band hanno un IDS digitale registrato nella blockchain che funge anche da “membership” di un club, creata su misura per il pubblico a cui è destinata.

Il più grande ostacolo che hanno incontrato è stato far capire alle persone il procedimento attraverso cui ottenere gli NFT; quest’ultimi non sono acquistabili con una carta di credito, ma è necessario avere gli Ethereum, ovvero la seconda maggiore criptovaluta del mondo. Il costo dei loro NFT è di 0.8 Ethereum e una volta che i Deathbats saranno stati tutti venduti, potranno essere acquistati solo sul mercato secondario, dove la band non avrà nessun controllo dei costi. Gli utenti che non desiderano più far parte del club possono infatti rivedere ad altri il proprio token al prezzo che preferiscono. In ogni caso, a Matt non piace molto parlare di prezzi, perché la band ha cercato di lanciare i token a prezzi bassi di modo che la gente potesse acquistarli e capire cosa significa possedere un oggetto digitale raro sulla blockchain. Si tratta quindi di una sorta di investimento sulla band e sul club. Quando una nuova band firma un contratto con un’etichetta discografica lo fa perché ha bisogno di fondi per registrare un disco e ricevere poi supporto con i tour. Analogamente, rilasciare dei token a un piccolo gruppo di persone significa far si che quest’ultime “finanzino” la band, che userà quei soldi per registrare della musica e che crescendo premierà i membri del club per il loro supporto. Paradossalmente è il contrario del web2, dove tutti guadagnano tranne gli artisti e i fan. Ne sono un esempio i social, dove si rinuncia ai propri dati e alle vere connessioni in cambio di like e cuori. Questo nuovo meccanismo invece cambia tutto, ed è qualcosa a cui la band è molto interessata, perché permette di valorizzare maggiormente i fan.

In generale, lo spazio degli NFT è per tutti, si possono creare token, venderli e comprarli, ottenerne di rari. Quelli degli Avenged però sono differenti, innanzitutto perché la band ha una certa reputazione online e una fanbase costruita in 21 anni a cui vuole dare la miglior esperienza possibile. Secondo Matt, inoltre, con il tempo moltissime altre band creeranno dei fanclub simili, poiché si tratta di un’esperienza talmente incredibile e interattiva che le persone non vorranno più tornare indietro. Matt ritiene, infatti, che nel giro di un anno questa diventerà la normalità, proprio come è successo con lo streaming: sembrava immondizia e invece in pochissimo tempo ha spazzato via i cd. Con questa nuova tecnologia succederà lo stesso e nel giro di un anno non sembrerà più così assurda.

Matt ci tiene anche a specificare che l’impatto che cose come gli  Ethereum, i bitcoin e la blockchain hanno avuto sull’arte e la musica è davvero significativo e proprio per questo bisogna essere attenti e non farsi ingannare da cose come i Dogecoin o altri NFT simili, che infangano le acque del metaverso e oscurano le vere potenzialità di questa tecnologia. Proprio per questo Matt sottolinea che il loro progetto è su tutt’altro livello.

L’ultima domanda riguarda invece la musica: a febbraio infatti la band aveva detto che il nuovo album era pronto al 70% e che per via della pandemia non lo avrebbero rilasciato finché non sarebbero stati in grado di portarlo in tour. Attualmente la situazione sembra essere migliorata, ma la band vuole comunque muoversi con cautela: andare in tour significa progettare nuove scenografie, assumere roadies e affittare tour bus, con il rischio che una sola persona malata faccia saltare tutto. Ciò non vuol dire che loro non vogliano farlo. La gente li sta paragonando ad altre band che al momento suonano nei club, che non è assolutamente paragonabile al suonare nelle arene. Inoltre, i ragazzi vogliono essere mentalmente preparati. Potrebbero sembrare delle scuse assurde, ma è la verità: la scenografia che vogliono creare è imponente e la situazione attuale non gli consente di assumere persone per costruirla né tanto meno di procurare i materiali per crearla (basti pensare al porto di Long Beach dove le navi sono attualmente bloccate). Non hanno intenzione di tornare sul palco con la vecchia scenografia di The Stage e dire “ehi eccoci con lo stesso spettacolo di quattro anni fa, ci dispiace ragazzi, ma il disco non è ancora pronto”. Matt però afferma anche che a partire da gennaio inizieranno a tastare il terreno, finiranno l’album, faranno un paio di concerti in Europa e, dopo questo primo periodo di assestamento in cui saranno a dei festival, vorrebbero organizzare un tour vero e proprio.

 

 

 

Anita e Camilla

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