Ancora una recensione per aumentare l’hype che ci sta accompagnando in questo countdown prima della pubblicazione di Life is but a dream, prevista per il 2 Giugno. Questa volta è toccato a Hysteria Magazine l’onore di ascoltare in anteprima il nuovo lavoro della band. Di seguito trovate la traduzione dell’articolo, e qui la versione originale.
Buona lettura, ed attenti agli spoiler!
Le aspettative sono state alte per mesi per l’ottavo album in studio dei pesi massimi americani Avenged Sevenfold, da quando la notizia della nuova uscita è emersa per la prima volta attraverso un’elaborata caccia al tesoro online all’inizio di quest’anno. Con diversi anni di attesa tra gli album, questo segna il divario più lungo della band nella loro intera carriera, i singoli iniziali hanno innegabilmente accennato a un nuovo ambizioso regno per il gruppo californiano – e il risultato finale è suono gioioso e fluttuante attraverso il terrore esistenziale e la bellezza celestiale, e nessuno avrebbe potuto prevederlo.
Non è un segreto che gli Avenged Sevenfold adorino un buon fulcro sonoro vecchia scuola, rilasciarono i loro lavori prog metal nell’uscita concettuale del 2016 The Stage, dopo essersi tuffati a capofitto nella città dei riff in Hail to the King del 2013 e quasi allontanandosi dal metalcore di City of Evil nel 2005 . Ma tieniti forte perché il 2023 è l’anno del ‘lavello’ sonoro e gli Avenged Sevenfold mischiano heavy metal, rock classico, elettronica, teatralità, prog, classica in piena regola e oltre, in un universo colorato e occasionalmente insolito in Life is But a dream.
*Attenzione spoiler*
Aprendosi con una scintillante chitarra acustica, Game Over prende il via come una ninna nanna sdolcinata prima di sviare in una minaccia galoppante e infine trasformarsi in una incredibile spavalderia operistica in stile Queen. Ed è questa fluttuazione costante vista sul numero di apertura di Life Is But A Dream… che permea l’intero album, con Mattel che si lancia successivamente tra chitarre perforanti, nitidezza ondeggiante, assoli power metal infuocati e intermezzi spaziali e cristallini.
Dalle tonalità industriali mescolate con sapori elettronici e prog caleidoscopico su Nobody, ai rimandi in stile Faith-No-More-meets-Rammstein-at-a-rave su We Love You, la pura tecnicità e musicalità permeano ogni angolo dell’ultima opera degli A7X è innegabile; mentre M Shadows canticchia e si acciglia insieme alle affilate parti strumentali.
Dalle opere di oltre 7 minuti (Cosmic) all’heavy metal (Beautiful Morning), assoli di vocoder che si fondono a riff roboanti (Easier) e rock spavaldo (G), Life Is But A Dream non si accontenta mai di uno stile dominante . Se pensate che ciò che abbiamo già sentito fosse tutto ciò che c’era in serbo per l’uscita dell’ottavo album degli A7X, ecco che arriva un po’ di funky-up, osiamo dire, pop su (O)rdinary, che fa parte direttamente della penultima traccia dell’album: esuberante ed orchestrale (D)eath che inizia come un crooner dei Rat Pack prima di chiudere con alcuni ottoni e strumentazione drammatica che renderebbero orgoglioso James Bond. E con nient’altro che un pianoforte magico e virtuosistico.La title track di Life Is But A Dream conclude il viaggio nel modo più improbabile. Rispetto ai precedenti album più recenti degli A7X, o solo agli album precedenti in generale, saresti perdonato se ti chiedessi se ti sei imbattuto nell’album sbagliato- ma, come molti fan dell’heavy metal hanno attestato più e più volte, tra il metal classico e la musica classica stessa il passo è brevo, e questo outro inaspettato ma eseguito in modo incredibilmente opportuno è del tutto adatto per la conclusione generale.
Dopo aver trascorso del tempo con Life Is But A Dream, non c’è da meravigliarsi perché la band abbia affermato con tanta veemenza che l’album rende meglio nel suo insieme. Un album progettato per trasportarti dall’inizio alla fine. L’album è stato scritto e registrato in quattro anni, con la produzione dello stimato Joe Barresi e della band stessa. Alla fine, Life Is But A Dream senza dubbio affronterà o confonderà molti fan di lunga data o dei ‘precedenti’ Avenged Sevenfold. Ma per gli altri che sono in grado di avvicinarsi a quest’opera d’arte complessa e rigorosamente strutturata, c’è un’abbondanza di magia in agguato accanto a un’esplorazione inflessibile del significato, dello scopo e dell’esperienza umana.
Prendendo le tematiche del cosmo e della moralità trovate su The Stage e manifestandole in vere e proprie riflessioni sonore e strumentali in Life Is But A Dream, insieme all’ispirazione del filosofo francese Albert Camus, è in gran parte esaltante vedere una band, dopo tutto questo tempo, buttare le aspettative e la cautela al vento; ed incarnare veramente, ostentando con orgoglio, il soprannome di “ambizioso”. Un album completamente senza tempo ed esistente al di fuori di qualsiasi sfera o definizione di genere chiave, Life Is But A Dream sonda oltre l’idilliaca filastrocca da cui prende in prestito il suo omonimo e ti sfida a viaggiare oltre il tempo e lo spazio – ma ancora con abbastanza ‘metal e muscoli’ per facilitare il tuo viaggio.
Anita
Collaboratrice dal 2011.