Breakdown Series #17 Exist 1

Brooks: Nell’episodio di oggi, ci immergeremo nell’analisi di ‘Exist’, sono felice di farne parte, sono stato assente per un paio di anni ma ora ci sono ed è l’unica cosa che conta. Vogliamo iniziare?

Brian: Si, affrontiamo questa belva. Guarda tutti questi colori, non bevi un bicchiere di vino pregiato tutto d’un colpo, devi assaporarne anche l’aroma ed ecco cosa succede qui. Non so da dove iniziare.

(Intro)

Ecco il nostro intro, ci sono un paio di arpeggi…

Brooks: Eseguiti dal nostro amico Jason Freese che si occupa dei rumori ambientali al pianoforte.

Brian: Perfino l’effetto vento. Qualcuno forse non sa che ascoltiamo molta musica classica e volevo proprio un tema semplice che proseguisse per tutta la canzone, quindi lo noterete in svariati pezzi.
Comunque adesso come prosegue la traccia potete sentire l’evoluzione del tema di cui parlavo.

Brooks: Abbiamo provato diversi sound per questo intro o ci siamo basati su quello che Freese ci ha fornito?

Brian: Abbiamo sperimentato un bel po’, c’era del materiale che ha aggiunto, creando  un’ottima texture ma noi ci abbiamo passato su un bel po’ di tempo perché avevamo un’idea chiara di quello che volevamo dalla demo, quindi abbiamo cercato di emulare quello che avevamo fatto, aggiungendo un po’ di elementi classici ed analogici, sullo stile di Ozzy, Elton John; tutta roba in cui Jason eccelle.

Brooks: Ha davvero qualunque tipo di suono nella sua libreria.

Brian: Decisamente. Adesso, quando la band inizia a suonare ritroviamo di nuovo quel tema di cui parlavo, con tutti quegli arpeggi assurdi e la batteria. Sentiamolo…

Brooks: Ah si, eccolo.

Brian: Questi accordi sono davvero bizzarri, anche qui se facessi a pezzi la traccia principale si noterebbe che non abbiamo armonizzato tutto in maniera tradizionale, ci sono delle tecniche strane che abbiamo utilizzato perché tutto non suonasse perfettamente armonico; come John Williams che crea delle armonizzazioni davvero interessanti così anche noi abbiamo cercato di mantenere tutto in maniera lineare così che la melodia potesse spiccare e allo stesso tempo ottienere delle piccole disarmonie che di solito odio per natura, ma che ritrovi in alcuni dei classici della nostra storia. I ragazzi, soprattutto Matt e Zacky, mi hanno aiutato davvero molto ad armonizzare questa canzone in un modo che non avrei mai potuto fare prima. Ed è anche abbastanza diversa dalla demo.
Ed il tema si ripropone.

Brooks: Infatti stavo per chiederti se questo fosse il motivo che dicevi…

Brian: Si, abbiamo il tema. E all’improvviso ho pensato – ehi, abbiamo un motivo ricorrente; se lo vogliamo, ce l’abbiamo! –  E qui è davvero strano perché tu stai suonando in sedicesime ed io in terzine. All’inizio lo odiavo, adesso lo amo.

Brooks: Egoisticamente, io ero lì nel mio mondo, con la mia batteria a doppio pedale e non mi sono reso conto che…

Brian: No, no. Penso che era quello che volevamo tutti. Stavi creando una demo ed in una maniera eccezionale, a noi piaceva.

Brooks: Si, però adesso mi rendo conto di come potesse cozzare con la tua idea.

(Song mix)
Brian: Tutto è potenzialmente una cagata finché non lo diamo ad Andy Wallace, quell’uomo riesce a rendere qualunque cosa ascoltabile. E’ il testamento del suo genio, delle sue capacità, senza rivali.

Brooks: Gli porti il tuo gioiellino grezzo e lui lo trasforma.

Brian: Si lo lucida e lo rende brillante. Dio lo benedica!

(Guitar riff)
Brian: Abbiamo il riff qui. Bello complicato da suonare.
Penso che ci siamo ispirati alle percussioni per questa parte.
Mi piace tantissimo la posizione del pedale.

(Drum tone)
E mi piace molto tutta la batteria perché si mantiene così secca, pulita con il giusto spazio.

Brooks: Mi ricordo di aver combattuto con l’idea di sovrapporre la batteria ai tuoi passaggi di chitarra ma suonava male, era troppo, ecco perché il pedale è stata la scelta migliore.

Brian: Si, è caotico ma allo stesso tempo hai dato a tutto il giusto spazio.
Hai compresso il rullante per dare più respiro e durata qui.
Mi da la sensazione di essere al Carnevale!
E adesso torniamo sul classico.

Brooks: Quanto spazio hai usato tra queste battute, molto intelligente.

Brian: Ho immaginato degli invasori spaziali che arrivano da chissà dove portando distruzione.
Anche qui sentiamo di nuovo il tema, questo penso sia direttamente dalla demo, con questo organo da Chiesa leggermente manipolato.

Brooks: Proprio da Chiesa.

Brian: Un po’ di religione e l’evoluzione di tutte le cose. Ed ecco che abbiamo i corni.

Brooks: Corni francesi?

Brian: Esattamente. Lo puoi sentire qua.

Brooks: Questo è proprio uno strumento sommesso, ci vuole un certo tipo di persona e personalità per suonarlo…

Brian: Una ragazza sexy, si può dire nel 2019?

Brooks: Si, possiamo.

Brian: Dobbiamo!
Ed adesso un pezzo in stile marcia, il riff, sa proprio di mosh pit.
E fa aumentare tutto di intensità.

Brooks: Quello che volevo fare era decomporlo tutto e renderlo più orchestrale.

Brian: Infatti è costruito benissimo, c’è grande continuità. E ora torniamo di nuovo sul nostro motivo di base. E senti che strani accordi.

Brooks: Ti ricordi che effetto è questo? Pugs? ( di questa parola non sono davvero sicura e non riesco a trovarla)

Brian: Si, bravissimo, è proprio quello. Praticamente, che succede, aggiungi ottave e toni multipli in questo modo puoi simulare il suono di un organo usando una chitarra o comunque dei suoni particolarmente cupi.
Ottima intuizione, hai un grande orecchio!

Sentiamo la batteria. E’ proprio un bel pezzo, non è proprio la quintessenza del metal ma ha carattere, mi piace. E’ una bella fusione di stili diversi