Drinks with Johnny – episodio #33 Jennie Cotterill

33° episodio di Drinks with Johnny con ospite Jennie Cotterill dei Bad Cop/Bad Cop

Nella trentatreesima puntata di Drinks With Johnny, troviamo come ospite Jennie Cotterill, cantante e chitarrista della band Punk Bad Cop/Bad Cop e proprietaria di una pasticceria.

La conversazione tra Johnny e Jennie avviene via webcam, come già è stato per altri episodi della serie, sempre a causa del corona virus. Il nostro bassista dice di aver parlato per mesi con l’amica per organizzare una giornata in cui potessero fisicamente incontrarsi a casa sua, bere insieme una birra e registrare la puntata, ma purtroppo ciò ora come ora non è fattibile. Inoltre, ci viene svelato che, il video che vediamo, è la registrazione di una loro seconda chiacchierata, perché purtroppo durante la prima JC si era dimenticato di registrare.

Comunque, i due musicisti parlano brevemente del covid-19 e di come all’inizio sembrasse del tutto surreale; Johnny racconta che mesi fa, quando l’incubo ebbe inizio per il mondo intero, si ritrovava a guardare le news e a pensare che fosse solo un’altra influenza come quella suina o cose simili, che in America una simile pandemia non sarebbe mai potuta scoppiare, che se ne sarebbe rimasta confinata in Asia ed in Europa. Purtroppo le cose sono andate diversamente, e ad oggi, anche con le dovute precauzioni, rischiamo tutti comunque di ammalarci, ma vale pur sempre la pena fare del proprio meglio per evitare di aumentare i contagi.
Ovviamente, Jennie concorda su ciò, ma dice anche che le pare ancora tutta una situazione da non crederci, seppur amiche molto vicine a lei – cita in particolare Jen Carlson, fondatrice delle Bad Cop/Bad Cop ed ex-bassista del gruppo  – abbiano perso diversi membri della loro famiglia a causa di tremendo questo virus.

Restando sempre sui temi di attualità, il nostro bassista introduce un altro argomento che – ormai ne siamo certi, viste le sue dichiarazioni durante le ultime puntate di DWJ live – gli sta molto a cuore, ovvero quello delle ingiustizie perpetrate tutt’oggi nei confronti delle persone di colore. Sa che Jennie, in quanto pasticcera, ha organizzato una vendita di torte per raccogliere dei soldi in favore della causa Black Lives Matter, e vuole brevemente approfittare della sua disponibilità a parlare dell’argomento per sentire la sua opinione. La donna riflette per un secondo, poi spiega che, come tante altre persone che conosce, si è sentita come di ghiaccio, del tutto incapace di fare qualsiasi cosa potesse aiutare in maniera concreta; a causa della pandemia, non è mai stato chiaro se uscire più del necessario di casa potesse essere una buona idea. Comunque, pensa che, se si è sicuri di riuscire ad andarsene in giro mantenendo le distanze di sicurezza e le mascherine sul viso, sia giusto manifestare pacificamente anche in queste circostanze.
Al momento, ci sono un sacco di discussioni in merito a come poter essere dei buoni alleati per le persone di colore, e questo è molto utile. Anche alcune sue amiche hanno fatto la loro parte per raccogliere fondi, ognuno sta tirando fuori delle ottime risorse. Johnny, dal canto suo, racconta di aver preso parte ad una piccola protesta ad Huntington Beach, tenutasi più precisamente di fronte alla stazione di polizia. Ha portato anche il piccolo Franklin di soli tre anni, perché pensa che sia veramente importante coinvolgerlo in questi eventi storici, in modo tale da stimolare la sua curiosità e far in modo che crescendo abbia un approccio positivo verso questo tipo di argomenti.
JC aggiunge che ovviamente parlare di razzismo e di tutto quello che sta accadendo porta ad avere delle conversazioni “scomode”, quel genere di cose che la gente preferirebbe evitare. Ma, per quanto ci dia sui nervi, è necessario fare uno sforzo e discuterne. È innegabile che le persone bianche abbiano dei privilegi, e ciò non le rende cattive, perché sono cresciute in un mondo in cui le cose funzionavano così. Tuttavia, se si mettono sulla difensiva e negano che quei privilegi esistano, allora significa che non vogliono nessun cambiamento, che non vogliono che il mondo possa diventare un posto migliore per tutti. Comunque, non racconta pubblicamente di aver portato suo figlio alle manifestazioni per farsi dire bravo dai fan, piuttosto lo fa perché è convinto che le persone famose come lui abbiano il dovere di schierarsi e mandare un messaggio forte.

In merito a ciò, la chitarrista aggiunge che, in passato, quando lavorava in certi ambienti, era costretta a non esagerare quando parlava delle sue opinioni, perché sapeva di essere circondata da gente di tutt’altra mentalità. Però è complicato restare a bocca chiusa quando non è più solo una questione di idee, ma di vero e proprio giusto o sbagliato. Per questo è felice oggi come oggi di avere la fortuna di lavorare in proprio, senza doversi più preoccupare di tacere.

Pochi giorni fa, le Bad Cop/Bad Cop hanno fatto uscire il loro nuovo album, The Ride, sotto l’etichetta Fat Wreck Chords di Fat Mike (frontman dei NOFX). E, nonostante il fatto che nel futuro del gruppo ci saranno altri album più o meno a breve, Johnny si sente di dire che, a suo avviso, con questo nuovo lavoro le quattro ragazze hanno trovato la vera identità della band.
Jennie annuisce, perché è convinta della stessa cosa. Dice che il processo creativo è stato diverso da tutte le altre volte, che c’erano un sacco di canzoni che venivano scritte e che ognuna si poneva tante domande su come rendere questo album diverso dal resto, sì, ma anche migliore. Fat Mike ha avuto modo di dedicare alle Bad Cop/Bad Cop più tempo del solito, e loro sono estremamente grate dell’aiuto ricevuto da lui. Inoltre, è importante dire che il gruppo è solido, le amicizie tra le componenti di esso sono reali, vere. Sanno di essere una famiglia, di esserlo diventate nel corso di tutti gli anni passati suonando insieme. Durante le preparazione di questo nuovo lavoro, Stacey Dee (l’altra chitarrista) ha purtroppo scoperto di avere un tumore al seno, e questo le ha cambiato la vita, come anche alle sue tre amiche. Chiaramente, questa brutta vicenda ha influito molto anche sul prodotto finale. Per fortuna, ora Stacey sta bene.

Fat Mike ha giocato un ruolo fondamentale nella realizzazione di questo progetto, perché l’ha trattato dall’inizio alla fine come se fosse stato uno dei suoi. Ha avuto una gran pazienza, molta attenzione per i dettagli, anche se a volte ha reso leggermente nervosa Jennie, come possiamo ben intuire quando dice di aver pensato che quel tizio avesse bisogno di darsi una calmata. Però, alla fin fine, i suoi consigli sono stati seguiti ed apprezzati, come ad esempio quello di scrivere delle rime, perché esse rendono una canzone molto più soddisfacente. O ancora, quando ha fatto notare a Jennie che, in una canzone di cui aveva registrato una demo di cui andava fiera, stava cantando come avrebbe fatto a casa sua (e, pensando in grande, pensando al futuro di un album ed al successo che può riscuotere, bisogna impostare diversamente le canzoni, come se le si stesse già cantando di fronte a dei fan, in concerto). Ad ogni cosa è stata prestata grande cura, forse perfino un po’ troppa per i gusti della Cotterill, che personalmente ritiene alcuni elementi un po’ meno Punk Rock di quanto non avrebbe voluto.

Johnny pensa che, il momento più importante dell’album, sia stato raggiunto tra la quarta e la quinta canzone, che sia stato lì che le Bad Cop/Bad Cop si sono finalmente fatte scoprire per come sono realmente.

Parlando della canzone Simple Girl, scritta da Stacey, JC chiede a Jennie se si sia sentita in qualche modo in competizione quando l’amica se ne è uscita con una tale, ottima idea, e lei risponde senza ombra di dubbio che, no, non è stato questo ad averla lasciata senza parole. Piuttosto, ciò che l’ha meravigliata è stato che, quando aveva 12 anni e stava imparando a suonare la chitarra, era ancora una ragazzina, ma se all’epoca avesse avuto l’opportunità di sentire (ed imparare) una canzone del genere, ci si sarebbe riconosciuta subito. È stata una specie di piccolo sogno che diveniva realtà all’improvviso, qualcosa che la rappresenta da sempre, che avrebbe potuto parlare di lei quando era una teenager, tanto quanto oggi che ha 37 anni. Inoltre, parlando del testo di Simple Girl, sia il nostro bassista che la sua amica si trovano d’accordo in merito al fatto che femminismo non significhi sminuire il lavoro di una madre che cresce i suoi figli, o comunque le donne che portano avanti attività considerate come prettamente femminili. Il video di questa canzone è stato girato durante la quarantena ed in esso possiamo vedere molte donne svolgere qualsiasi genere di attività, sia in casa che fuori, sia da sole che con i loro bambini.

Un’altra canzone degna di nota è Breastless, che è stata scritta da Stacey proprio per via del suo tumore. È molto coraggiosa, con un testo che è stato buttato giù non a malattia sconfitta, ma proprio nel bel mezzo di essa, quando ancora il futuro non era poi così chiaro come può invece esserlo ora che è tutto solo un brutto ricordo. Ascoltando le parole, si coglie la vergogna derivata dalla malattia, la confusione, un sacco di emozioni che solo chi sta passandoci può cogliere. Jennie fa giustamente notare che non è che i malati vengano lasciati soli, ma purtroppo si tratta proprio di un qualcosa che solo loro stanno vivendo totalmente. Chiunque può stare loro vicino, provare empatia e comprenderli, ma nulla di più.

Per la canzone Perpetual Motion Machine, Johnny ha solo tanti complimenti da fare e Jennie ne è felice, perché pensa essa sia la miglior rappresentazione di se stessa e del suo lavoro. È proprio quel genere di canzone stramba che adora ed è contenta di averla potuta scrivere così, senza freni. Le è uscita fuori in un periodo particolare, in cui era in terapia, in cui ha fatto molte ricerche sull’amore per se stessi. Ha imparato tanto in quel momento della sua vita, e quel tanto è – almeno in parte – espresso nel testo.

L’ultima traccia dell’album si intitola Sing With Me, e secondo JC è molto significativa, soprattutto nel bel mezzo di ciò che il mondo intero sta affrontando. Domanda quindi quanto tempo fa sia stata scritta e, sorprendentemente, la chitarrista dice che è stata fatta a metà dello scorso anno. Comunque è contenta che nessuno se la sia presa quando è arrivata con quell’idea, che col Punk Rock non aveva granché da spartire.

Per l’uscita di The Ride, le Bad Cop/Bad Cop hanno preso parte alla festa che Fat Mike ha dato a casa sua, e Johnny sa bene quali voci girano in merito alle cose che accadono da quelle parti.
Jennie ride, dicendo che, sì, effettivamente a casa di Fat Mike succedono molte cose, quelle che tutti sanno, ma lei e le sue amiche si sono limitate ad andare lì per un barbecue e per passare una bella serata, senza entrare nel merito di contesti diversi. Racconta di essere perfino caduta in piscina, ma per fortuna in quel momento non aveva il telefono in tasca, quindi il danno non è stato poi tanto grosso. Il nostro bassista ha sentito dire che la regola di Fat Mike è che, per nuotare nella sua piscina, bisogna indossare il latex. Jennie annuisce, è così, ma lei non aveva nulla del genere indosso, ovviamente, anche perché la caduta è stata del tutto accidentale.

Riassunto a cura di Rebecca