God Damn ed il consumismo di oggi

God Damn è il secondo singolo estratto dall’album The Stage; la canzone è la più breve del disco ma non per questo la più scarsa di contenuti.
Il brano è infatti una denuncia della società moderna focalizzata sul consumismo cioè quella tendenza a usufruire di beni e servizi in maniera esponenziale.
Tale corrente è frutto del progresso e del benessere di massa raggiunto in seguito all’industrializzazione. In epoche precedenti infatti tutti gli sforzi umani erano basati sulla soddisfazione delle necessità primarie; di conseguenza si prestava maggior attenzione all’ utilizzo delle risorse umane e soprattutto economiche.
Oggi il raggiungimento del benessere ha aumentato la voglia di possedere, di apparire e ostentare portando alla nascita di un nuovo stile di vita; la quantità e la qualità dei beni consumati possono essere infatti riconducibili alla condizione sociale di ognuno.
Giocando su queste debolezze umane vengono continuamente ideate delle pubblicità che creano falsi bisogni e alimentano la diffusione del fenomeno.
Il bombardamento quotidiano di questi spot catturano l’attenzione umana deviandola dalle cose realmente importanti creando una specie di lavaggio del cervello: l’ uomo risulta come ipnotizzato dal suono di un pifferaio (il sistema) che lo invoglia ad acquistare in maniera sfrenata e compulsiva portandolo lentamente alla rovina.

Cursing at the piper as he lured your kids away and led them to the river for what was their final day. No need for convincing on his pipe he played a song to fool them all, fooled them all! 

Quotidianamente infatti beni sempre più nuovi e non necessariamente utili, sostituiscono i vecchi con un conseguente spreco di risorse e aumento dell’inquinamento con tutte le problematiche annesse (guerre per ottenere territori ricchi di materie prime, buco dell’ ozono, variazioni climatiche anormali, scioglimento dei ghiacciai ecc.).
Nel testo oltre che al pifferaio dei fratelli Grimm, il sistema viene anche metaforicamente paragonato al grande fratello del best seller “1984” di Orwell perchè è riuscito a controllare (come accade nel romanzo) ogni aspetto della vita di tutti.

Hey! It goes beyond big brother in the sky / Blind follows the blind and now the one-eyed man is king.

Per farlo ha semplicemente reso disponibili delle ipotetiche catene con cui l’uomo crede di poter migliorare la sua vita, ma in realtà è finito col privarsi spontaneamente della sua libertà

No one came to cuff you they just handed you the chains

È innegabile che i beni e i progressi tecnologici abbiano agevolato la vita quotidiana ma è anche vero che l’uomo è finito col fare troppo affidamento su di essi, abusandone in maniera quasi patologica (basti pensare ad esempio che molti non riescono a eseguire semplici calcoli matematici senza utilizzare apparecchi elettronici oppure si sentono persi senza smartphone).
Questa tematica verrà ampliate e approfondita nella traccia successiva Creating God.
Risulta evidente quindi che la dipendenza e la mania di possesso può essere paragonata a una nuova forma di schiavitù che non aiuterà l’uomo a raggiungere la felicità o il benessere a cui aspira ma anzi, creerà solamente mancanze e delusioni:

No form of payment, no pot of gold will satisfy the debt of what he’s owed – Where’s the fun in freedom when it renders you a slave?

“Compriamo cose che non ci servono con soldi che non abbiamo per impressionare gente che non ci piace”  da Fight Club di Chuck Palahniuk.

Il consumismo ha inoltre agito sulla psiche umana rendendo tutti più insicuri e portando a una perdita di valori e di ideali, nella frase a seguire infatti la bandiera può essere vista come una similitudine di questi:

Pledge allegiance, no flag

Ad esempio molte feste a carattere religioso sono diventate un mero scambio di regali, il più delle volte forzato (Almeno una volta nella vita tutti abbiamo detto frasi come “non so cosa DEVO regalare a tizio per”). Sono nate anche delle nuove patologie come la malattia del consumatore.
In questo contesto tutto sembra portare all’inevitabile, non si riesce a vedere nessun occhio di Horus all’orizzonte (l’Horus è un simbolo di prosperità e di potere regale nella religione egizia).

Beyond the threat of martial law, no Horus eye

Trapela tuttavia un barlume di speranza nell’ultima parte del ritornello… L’uomo può ancora accorgersi della situazione e porvi rimedio prima che sia troppo tardi: la ferita deve sanguinare prima di poter guarire:

Can’t heal the wound before we bleed

– A cura di Mario

Disclaimer:
gli approfondimenti sui testi presenti su questo sito sono analisi e riflessioni personali dello staff dell’A7X Italia atte a intraprendere spunti di confronto con gli altri fans sui temi affrontati dalla band nelle loro canzoni.
Premesso questo vi ricordiamo quindi che non vadano considerate “verità assolute” e che possono essere condivise o meno. Se interpretate il testo in un altro modo saremo lieti di ascoltare la vostra chiave di lettura 🙂