Scaletta:
1. The Stage
2. Afterlife
3. Hail to the king
4. Paradigm
5. To End the Rapture
6. Chapter Four
7. Buried Alive
8. Angels
9. Nightmare
10. God Damn
11. Almost Easy
12. Sunny Disposition
13. Warmness on the soul
14. Planets
15. Acid Rain
Encore:
16. Bat Country
17. A Little Piece of Heaven
18. Unholy Confession
(Leggi il diario dei 4 giorni londinesi: prima parte il Pop Up Store, la terza il concerto del 22 ed infine la quarta parte, l’incontro con la band alla signing session.)
“Parte 2.
Arriva dunque il sabato, l’unico show a cui sai di poter partecipare, perché hai i biglietti solo per quello. Arrivi lì alle 9 am, perché l’02 arena apre a quell’ora e tu decidi che fa troppo freddo per andar prima (abbiamo dormito per loro davanti i cancelli di notte, ma quei tempi sono finiti perché siamo anziane, lol). Inizia la fila. E prendi altro freddo, perché scopri che l’interno dell’arena non è così riscaldato come pensavi.
Ma fai amicizia, perché con loro condividi una passione e non importa il colore della pelle, quanti anni hai, se sei lì per gli In Flames, per i Disturbed o per gli Avenged Sevenfold. Sei lì in fila, punto, fai amicizia. Ogni tanto ti ricordi di andare in bagno, ogni tanto ti arriva un rutto da chi si sta scolando litri di birra. Tutto regolare.
Finchè non arriva il momento in cui ti dicono che devi iniziare a muoverti, a fare passi avanti. Allora gli spazi tra chi è in coda si azzerano, tutti schiacciati, tutti in ansia, tutti impazienti. Ti tolgono il biglietto, ti danno il bracciale, ti fanno i controlli. E non puoi correre, verso le transenne. Questa è Londra, gente.
Qui non corri, qui puoi solo camminare veloce. E tu lo fai, velocissimo, stile marcia olimpica. Ed arrivi, lì.
La transenna è tutta. Posizione centrale. Perfetta. La migliore che tu abbia mai conquistato. Ed abbracci la tua immancabile compagna di concerti, di avventure. Siamo lì. I primi due gruppi, tra chi ti piace e chi no, passano. Finché, dopo il cambio di palco di rito, le luci ricominciano piano piano a riaccendersi. Il cubo centrale, gli schermi laterali, tutto riprende vita. Le luci prima delle note dell’ultima fatica in studio di quei ragazzi che segui da nove e quattordici (le ho detto che secondo me sono di più, ma forse vuole sentirsi più giovane –ndr-) anni. The stage.
Ti è piaciuta dal primo ascolto e, ora che l’ascolti live, ti piace anche di più. E Matt si trova lì davanti, perché hai dei posti meravigliosi. Ancora qualche centimetro e potresti toccarlo. Se solo fossi l’ispettore Gadget!
Le canzoni scorrono una dopo l’altra troppo veloci, come loro che corrono sul palco, sulla passerella, ma se ne vanno via troppo presto. Cavolo, li stiamo fotografando solo da 875 angolazioni diverse, non basta mica!
Canti a squarcia gola, pensando che l’indomani sarai a letto con l’influenza (per il freddo) e senza voce (per le urla). Ti passa davanti uno della loro crew, che ti regala due plettri di Zacky, senza motivo. E tu sei felice.
Ok, non li ha toccati lui, non te lo ha lanciato lui, ma tu sei felice. Però, quando arriva Johnny, e ti lancia il suo.
E poi, la tua compagna di avventure che lo prende, perché in realtà a lei lo ha lanciato, ma lei sa quanto lui ti piaccia, te lo regala. Tu lo prendi e ti fai un piantarello di emozione. Anche se hai più di 30 anni te ne dimentichi, ti emozioni per un plettro. Sei una persona semplice, ti basta “poco”. E’ stato senza dubbio il concerto migliore a cui abbiamo assistito. Non era la prima volta che conquistavamo la transenna, ma questa volta non solo eravamo centralissime ma la conformazione del palco era tale da concederci di essere più vicine.
E, ammettiamolo, gli altri tre concerti erano stati piuttosto omogenei nella scelta delle canzoni, mentre stavolta c’era la novità del nuovo album. Sapevamo che non avremmo visto per la quarta volta lo “stesso” concerto, lol.
La canzone più emozionante della data di sabato, è stata sicuramente “The Stage”. Sia per le motivazioni appena dette, la novità, sia perché questa canzone è fantastica. E’ uno specchio del mondo che viviamo quotidianamente; è un tema che mi ha catturato fin da subito. Ho amato le parole, ho amato il video (ed è bellissimo il fatto che lo proiettino). Ho amato l’intensità che Matt dona alle parole, ho amato il modo in cui Brian ha fatto cantare la sua chitarra, ho amato tutti loro. Alla fine del concerto, siamo riuscite ad avere ben due setlist (una dalla security ed una da Matt). Bottino del primo concerto: un plettro, due setlist. Soddisfatte, ma rattristate dall’idea che non li avremmo visti in concerto per un po’, ce ne siamo andate mestamente a casa.”
– Daniela & Elisa